La Rampa dei Lecci

Accompagnato da alcuni grandi ippocastani, tigli e da un gruppetto di aceri campestri, il viale gira intorno e rasentando il Tempietto, porta alla rampa dei Lecci, che in un centinaio di metri conduce al Villino, cuore pulsante di tutto il Parco.

Ora si entra nella vera e propria lecceta. Lecci di dimensioni anche ragguardevoli sono distribuiti sulla scarpata soprastante da dove risalgono fin verso la Torre. Il carattere disetaneo e il non perfetto allineamento delle piante sono indici della mancanza di uno schema d'impianto. Si tratta quasi sicuramente di lecci relitti già preesistenti sui bordi dei vecchi sentieri di servizio agli orti, scelti, guidati, orientati e in parte anche rinnovati dal Ranghiasci, in modo da costituire suggestiva e funzionale alberatura ai viali e ai sentieri del Parco.


A valle del viale invece fu necessario operare interventi di alberatura che in progressione è costituita da ippocastani, alcuni giovani aceri campestri e altri lecci dell'impianto primitivo.


La rampa, che arriva fino a ridosso delle mura urbiche, oltre il Villino è immersa in una lecceta compatta. Il leccio è qui preponderante con il colore verde cupo del fogliame e la maestosità secolare di alcuni individui. Altri si ritrovano nella scarpata interna del tornante, i più vecchi spostati verso il villino. Si tratta di un vero lembo di lecceta arborea come se ne trovano poche nella zona dell'eugubino, e che costituisce un bell'esempio delle capacità forestali di questa specie quando viene lasciata libera di svilupparsi.


Il tornante è un bell'angolo verde che propone una sosta gradevole. Qui natura e intervento umano sembrano compenetrarsi più che coesistere, giacché le incombenti mura urbiche non offrono nulla di alterante, anzi sembrano attraversare il bosco come se fossero, forse per la vetustà e il colore della pietra, una lama di roccia emergente nel contesto ambientale.